Arte aceto e manoscritti benedettini nell’Emilia corposa e bella 15 novembre 2017
Della neve che aveva turbinato oltre il Po appena due giorni prima nessuna traccia. Su Modena sole autunnale e tappeti di dorate foglie avvizzite.
La Galleria Estense nel Palazzo dei Musei un susseguirsi luminoso e morbido di sale e splendide tele polittici del Rinascimento maturo, dalla Vergine con il Figlio che le cerca il seno ai ritratti delle legittime consorti, delle favorite e delle cortigiane del Duca di Modena esule da Ferrara.
Delle tavole dei Carracci e del Guercino dalle quali, esaurita la maniera del bello e del perfetto, erompe la sensualità contagiosa della carnalità femminile.
Una sorpresa la ricamata maestosità gotica del Duomo romanico, sorto agli albori del 1100 dedicato alla Madonna Assunta e dalla salda Torre Ghirlandina dalle bifore a loggette, dalla ghirlanda marmorea e dalla cuspide pungente nel cielo sfacciatamente azzurro.
Pur nella ormai sfuggente luce mattutina, l’ammirazione delle tre navate del Duomo e del pontile del Presbiterio romanico a formelle, delle colonne portanti con i capitelli raffiguranti le scene della passione del Signore scolpite dal maestro Anselmo di Campione.
Quindi nel cuore della città medioevale il racconto del Quartiere e della Comunità Ebraica, con la Sinagoga a due facciate identiche ed uno sguardo sulla imponenza del Palazzo dell’Accademia Militare, un tempo Ducale ancora oggi visitato (previa burocrazia) per il fulgore degli affreschi dei saloni e dei soffitti.
Pranzo fuori Modena, al Mulino del Navicello verso Nonantola, menù in stile vecchia locanda familiare, due tavolate tète a tète a suon di gomiti e nel contempo un salire per antiche scale nel secolare soffitto ad acetaia.
Laddove il vitigno del Lambrusco secco di Sorbara pisola in parata di botticine e botticelle per trasmutare nel pregiatissimo Aceto Balsamico di Modena, età dai tre ai 40 anni di stagionatura, prezzi da far illanguidire lo Champagne della permalosa Francia di Reims.
Sul finire del pomeriggio l’incontro con le guide volontarie dell’Abbazia Benedettina di Nonantola fondata nel 733 da Santo Anselmo, tuttora transennata nelle tre navate per gli scossoni del recente terremoto dell’Emilia, ma godibilissima per la suggestiva Cripta delle 64 colonnine e per le reliquie dei suoi sei Santi Protettori.
Nel Museo le pale di altare, le tele e le statue votive, i Crocefissi recuperati dalle Chiese sballottate dal sisma. Nel Tesoro Abbaziale, tra altri messali amanuensi, l’Evangelario di Matilde di Canossa; nell’Archivio, divenuto Biblioteca Nazionale, pergamene e volumi manoscritti dal VII° al XX° secolo a disposizione e consultazione degli studiosi.
Sulla terra era sceso incombente il buio, sull’Abbazia la sera di un mite colorato autunno della piatta Padania, su di noi un sorriso di sobria e convinta soddisfazione.
Mario Rigo