Gente dell’ Alfa Romeo
Mosaico “Gesù Lavoratore” di Domenico Cantatore
Sono state molte le iniziative pubbliche e private che hanno celebrato i cento anni dell’Alfa
Romeo. La gloria dell’Alfa rifulge, mentre le strutture dei suoi insediamenti industriali sono
oggetto di feroci speculazioni edilizie che ne richiedono, sadica ironia della sorte, la
distruzione fisica.
Il Portello? C’è una piramide a tortiglione dove si costruivano i motori per il Montreal e prima si
provavano quelli a stella per gli SM79 dei Quattro Gatti. Arese? C’è la cancellata che nasconde i
calcinacci dei reparti montaggio motori e assemblaggio di cui mi dicono sia stata l’area coperta
più grande d’Europa, gli altri fabbricati seguiranno a breve la loro sorte.
L’Alfa sembra ora consegnarsi al mito delle cose perdute come sintesi di tutte le professionalità
che vi operavano e che in questo processo si annullano in essa. Ma non può essere così. L’Alfa era
presenza di uomini ciascuno a suo modo straordinari tra dirigenza, capi e quadri e impiegati e
operai. Se lo stereotipo che avete in testa è quello del metalmeccanico abbrutito di Tempi Moderni,
avete sbagliato tutto.
C’erano uomini che esprimevano un forte senso di appartenenza e con l’Alfa e per l’Alfa davano
spazio alla loro esuberante umanità. In questo racconto vorrei raccontarvi di uno di questi uomini
che ho incontrato nei miei trentacinque anni di permanenza all’Alfa.
Un giorno ero all’Esatri per pagare le tasse relative alla liquidazione e mi sento salutare in
perfetto milanese alle spalle. Mi giro e…ma sì è Valeriano Borroni progettista motori, lo stesso
settore nel quale ero sperimentatore. E mi racconta una storia, sempre in milanese: “Chi ch’insci
gh’è la gesa di Gesù Divin Lavoratore. È lì che c’è il mosaico… Ades te disi”. La faccio
breve.
Poco prima che a Luraghi venisse fatto lasciare l’Alfa Romeo della quale qualcuno, con la fola
dello Stato Imprenditore, aveva già pensato e decretato la sorte, un pittore di fama mondiale
Domenico Cantatore donò allo stesso Luraghi un suo grandissimo mosaico, credo quasi certamente
realizzato nel laboratorio Novamosaici dei Fratelli Toniutti a Bollate, in cui celebrava la figura
di Gesù Lavoratore da disporre all’ingresso di uno dei Centri di prestigio, fosse quello Tecnico o
Direzionale.
Era tuttavia difficile trovare una parete tanto grande per ospitare i tre pannelli e il mosaico non
venne montato subito.
Poi arrivarono i ribaltoni che, fatto fuori Luraghi, preludevano alla fine che è sotto gli occhi di
tutti e il mosaico fu dimenticato al campo Roma, che era la zona in cui si accumulavano i
rottami(abbreviazione per ROttame Materiale).
Un giorno alcuni, cercando qualche pezzo da riutilizzare, sollevando un lembo dell’imballaggio
ritrovarono il mosaico che – perbacco – non poteva finire così. Si diedero da fare, presso
l’Azienda, presso la Curia (c’era il card.Martini che lo benedisse in occasione dell’inaugurazione
della chiesa il 30 aprile del 1983), presso lo stesso pittore e presso tutti quelli che a loro
parere potevano dare una mano per salvare quel mosaico che, ricordiamo era anche un pezzo di Alfa
Romeo.
Alla fine l’opera d’arte ha trovato posto nella chiesa di Gesù Divin Lavoratore, in piazza San
Giuseppe in fondo a viale Suzzani.
L’opera rappresenta la Sacra Famiglia al lavoro e l’amicizia del Signore verso i lavoratori che
lavorano, che hanno lavorato e che sono in attesa di lavoro. Rappresenta anche il senso di
responsabilità e di appartenenza che indussero quegli uomini a salvare un’opera d’arte e con essa
un pezzetto di Alfa Romeo. Senza pensare ad alcun profitto, ma semplicemente perché “ se po no
lassal insci”.
Che gente, la gente dell’Alfa.
Luciano Spaggiari